La fotografia alla portata di tutti.
- Mente Fotografica
- 31 mar 2020
- Tempo di lettura: 3 min
"Voi schiacciate il bottone, noi facciamo il resto.”
Con questo slogan la fotografia entra nelle “case” di tutti.
Siamo nella Seconda Rivoluzione industriale, epoca in cui le nuove tecnologie prendono il sopravvento.
Seguendo questa scia anche la fotografia inizia a “industrializzassi”.

Iniziano i primi processi di industrializzazione sia di materiale fotografico che di apparecchiature fotografiche e di ottiche.
Sono gli anni in cui si inventano i negativi in gelatina usando il bromuro di cadmio e nitrato d’argento, ovvero l’alba delle pellicole fotografiche, dominate da colossi come la Konica.
É il periodo nel quale nasce e si sviluppa in Germania l’azienda più famosa nel mondo della fotografia, fondata nel 1869 da Ernest Leitz la “Lei(tz)Ca(mera)” (LEICA).
È e sarà soprattutto l’era della Kodak, l’azienda che porterà la fotografia alla portata di tutti. Infatti permetterà alla fotografia di passare dalle mani (e dal cuore, dagli occhi, dai progetti) di pochi ceti privilegiati e benestanti a quelle del mondo intero, ora pronto a raccontare attraverso le immagini i momenti della propria vita quotidiana.

A 50 anni dalla nascita della fotografia, ovvero nel 1888, nasce la Kodak -l’azienda inizia a promuovere la prima macchina fotografica destinata a tutti, la Box Kodak.
È l’inizio del mercato fotografico.
La filosofia aziendale era semplice: rendere la fotografia più semplice, utile e piacevole.
Tutto partì da quello slogan, ideato per la promozione appunto del Box Kodak.
“You press the button, we do the rest” - Voi schiacciate il bottone, noi facciamo il resto.
Fu la semplificazione del processo fotografico, fino ad allora complesso. Si passò dallo studio del processo fotografico nella sua interezza all’avere come unica preoccupazione quella di dover solo inquadrare e premere il bottone.
La chiave di questa svolta risiede in quel “the rest” dello slogan. Infatti con quelle parole si intendevano tutte le lavorazioni decisamente complesse di trattamento della pellicola e stampa delle copie dal quale ormai il futuro “fotografo” era esentato. L’apparecchio infatti era caricato con pellicola flessibile sufficiente per cento pose circolari. Esauriti gli scatti, l’intero apparecchio andava spedito alla Eastman Dry Plate and Film Co di Rochester per il trattamento del negativo, la stampa delle copie e il caricamento dell’apparecchio con pellicola vergine nuova. I tempi di restituzione dipendevano anche dagli agenti atmosferici: da cinque a dieci giorni, come veniva indicato anche nel manuale d’uso con cui veniva corredata la Box Kodak.

La democratizzazione della fotografia ora era davvero compiuta e la prima rivoluzione fotografica attuata.
Fortunatamente, perché senza la pellicola flessibile di George Eastman e la Box Kodak, che resero la pratica fotografica accessibile a tutti, essa non si sarebbe mai diffusa su larga scala e probabilmente non si sarebbe mai elevata al livello di arte.
La massificazione della fotografia e la riduzione dei costi e dei tempi hanno fatto sì che il mondo conoscesse e si riconoscesse nell’arte.
Ha permesso l’umanizzazione di quest’ultima, rendendola fruibile a tutti.
Un’arte probabilmente impura, che non crea nulla, se non quello già visibile a tutti.
Non produce come lo farebbe la fantasia e la genialità di un pittore ma restituisce al mondo la personale visione del singolo della realtà già esistente. Dalla sua creazione la fotografia non inventerà nulla, non può, perché essa congela, imbalsama, immortala un momento esistente. Potrà regalare solamente la personale visione di uno specifico momento.
La divulgazione e l’ampia fruizione di questa “nuova tecnologia” ha l’unico potere di essere specchio della realtà e del vivere comune.
È la massima espressione di rivoluzione artistica e sociale, ha dato voce a chi fino ad allora non ne aveva. Ha abbattuto le classi sociali usando come unico strumento di selezione la capacità di saper guardare. Citando Bresson
“Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un fatto e l’organizzazione rigorosa delle forme percepite visualmente che esprimono e significano quel fatto. È mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore. È un modo di vivere.”
Dal 1888 la fotografia è entrata con prepotenza nella storia e nella società, ha regalato milioni di fotogrammi tutti a loro modo magnifici e unici. La fotografia ha permesso di invertire gli schemi, il mondo si è fatto spettatore delle proprie istantanee, ha regalato frammenti di se da poter rivivere nel tempo.
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