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rivoluzione nella Rivoluzione.

  • Immagine del redattore: Mente Fotografica
    Mente Fotografica
  • 3 apr 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Abbiamo ben visto che la fotografia è figlia di una rivoluzione molto più grande. Ed è su questo che bisogna soffermarsi.

Non si può capire a pieno il valore e l’apporto che la fotografia abbia dato alla cultura se non lo si contestualizza nel periodo storico che gli ha dato i natali. I processi di rivoluzione artistici e culturali provengono da molto lontano. La fotografia è frutto di innumerevoli studi e rivoluzioni maturati nel tempo dagli studiosi.

Come è noto la prima fotografia è nata per scopi pratici della pittura ed è stata sempre al suo servizio, agevolando i pittori. Ma è solo nel periodo a cavallo dell’ ‘800 e inizi ‘900 che il suo potere comunicativo e la sua forza la fa emergere, dandogli vita propria.

Siamo in piena rivoluzione industriale, questo è il periodo nel quale prende forma l’arte fotografica.


Ma che cos’è effettivamente la Seconda Rivoluzione industriale?



La rivoluzione industriale fu un processo di evoluzione economica e di industrializzazione della società che da sistema agricolo-artigianale-commerciale divenne un sistema industriale moderno. 

Fu caratterizzato dall'uso generalizzato di macchine azionate da energia meccanica e dall'utilizzo di nuove fonti energetiche, il tutto favorito da una forte componente di innovazione tecnologica e accompagnato da fenomeni di crescita, sviluppo economico e profonde modificazioni socio-culturali e anche politiche.

É con la seconda rivoluzione industriale che la borghesia acquista valore a discapito del ceto nobile.


Contestualizzando quindi queste dinamiche si può ben capire che con la rivoluzione in atto, sia nel campo delle arti che nel sociale, la fotografia trova terreno fertile.

È proprio con la borghesia che la fotografia si diffonde, anche se come tutte le arti, agli inizi era comunque relegata ad un ceto sociale più alto, sia per l’elevato costo che per l’accostamento all’arte pittorica.

La tipologia sociale in cui questa nuova arte si insinua è quella rappresentata dalla

percentuale maggiore, infatti la borghesia rappresentava mediamente il 98% della popolazione di una città. Essa era formata principalmente da cittadini che praticavano il “libero mestiere” il quale spaziava dall’artigianato al commercio, dalla medicina all'arte.


L’opera italiana più significativa in questo senso è “Il Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo, nel quale vengono ritratti “uomini del lavoro” che fanno della lotta per il diritto universale una lotta di classe.

Il loro incedere verso l'osservatore in modo non violento, bensì lento, fermo, con una pacatezza che richiama alla mente una sensazione di invincibilità.



Questo quadro simboleggia a pieno il periodo storico vissuto tra la fine dell’800 e l’inizi del ‘900, ovvero, celebrare l'imporsi della classe operaia, il “quarto stato” per l'appunto, al fianco del ceto borghese.

É con questa compattezza sociale che la fotografia si insinuerà nella società spostando lo sguardo verso le classi meno agiate. Ha la spinta rivoluzionaria del cambiamento, ha con se la fortuna di insinuare le proprie radici in una cultura predisposta al cambiamento, in una cultura pronta a lasciare i dogmi del passato, portando con se le esperienze acquisite.

L’aspetto del cambiamento sociale si intravede fin da subito nella fotografia. 

Le continue migliorie che verranno apportate nei processi fotografici così come nelle apparecchiature renderanno questa arte fruibile da tutti. Passeranno meno di 100 anni perché questa arte passi dall’essere capriccio della società nobiliare ad essere racconto della società tutta, senza distinzioni sociali.

L’allontanamento di questa nuova arte dalla pittura fa si che essa cresca e si radichi in quella fetta di società che crede ancora nel cambiamento. La fotografia non crea nulla di nuovo, per questo verrà considerata da molti una non forma d’arte e il fotografo non un vero artista .


Sarà proprio questa lotta a portare la fotografia ad essere la massima espressione artistica di quegli anni, effettuando una rivoluzione nella rivoluzione, infatti, la fotografia cambiò non solo la società ma la visione della stessa nel concepire l’arte


Citando Vogel:


“Nella lunga serie delle brillanti scoperte scientifiche del nostro secolo, due sono sopra le altre eminenti: la fotografia e l’analisi spettrale. Mentre la seconda non è uscita dal campo scientifico, la fotografia si è invece rapidamente introdotta nella pratica e non v’è arte, non v’è mestiere, non v’è insomma manifestazione dell’umana attività dove essa non porti un aiuto sommamente utile ed efficace”.

Fu una brillante scoperta scientifica, tanto brillante da illuminare fino ad oggi ogni istante del vivere umano. Ha fatto sì che oggi il mondo avesse una memoria storica, togliendo la velatura artistica della pittura e inserendo l’umanità in ogni fotogramma scattato. É stata capace di mostrare la visione reale del mondo perché è stata uno strumento per descrivere l’attimo, senza far intercedere la mano dell’uomo per essa.

La rivoluzione industriale, quindi, è stata una sorta di “madre” per la fotografia, benché il padre fosse vissuto quasi un secolo prima, essa è stata capace di proteggerla affinché il mondo traesse a pieno i frutti del suo utilizzo.



Immagini:

©Google Immagini


 
 
 

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