Parole in foto.
- Mente Fotografica
- 1 apr 2020
- Tempo di lettura: 3 min
La rivoluzione è avvenuta. La fotografia è alla portata di tutti.
La sua “globalizzazione” porta a sfruttare il suo enorme potere comunicativo per descrivere la realtà, la vita.
È il 1902 viene prodotta negli Stati Uniti la Graflex, reflex monobiettivo. Solida, robusta e maneggevole, era progettata per essere usata sul campo, a mano libera, da reporter d’assalto e per oltre un ventennio venne considerata la migliore fotocamera al mondo. Oltre oceano, sempre nello stesso anno 1902, un certo Alfred Stieglitz dà vita alla Photo -Secession.

Tre anni più tardi fonda, insieme al fotografo E. Steichen, la Galleria 291 in Fifth Avenue.
Nello stesso periodo crea la rivista “Camera Work”, quadrimestrale che sarà pubblicato per ben 49 edizioni fino al giugno 1917. Figura fondamentale nel panorama della fotografia mondiale, grazie alle sue tante attività artistiche ed editoriali. Stieglitz fu considerato il “collante” che ha unito artisti europei e americani, divulgando con la sua rivista una vera e propria rivoluzione fotografica.
Iniziò così a prendere piede una nuova corrente chiamata Straight Photography (fotografia diretta). Nata in opposizione al pittorialismo e a ogni forma di manipolazione dell’immagine, questa terminologia fu usata per la prima volta proprio in un articolo di Camera Work:
“QUALUNQUE COSA IN GRADO DI ALTERARE LA FOTOGRAFIA RENDE AUTOMATICAMENTE MENO PURO LO SCATTO E, QUINDI, MENO VERO”

La straight photography fu una corrente che si sviluppò velocemente, soprattutto negli Stati Uniti, in concomitanza con la nascita della figura del fotoreporter e alla crescente attenzione del pubblico nei confronti della fotografia documentaria.
Con l’evolversi della società, molti fotografi iniziarono a raccontare la realtà, a volte anche scomoda.
E proprio a proposito di reporter fotografici e fotogiornalismo, nel 1905, Gilbert Hovey Grosvenor, giovane editore del nascente National Geographic, decide di inserire undici fotografie nella rivista.
È l’inizio dell’oggi imprescindibile binomio “fotografia – giornalismo”.
Siamo alle porte del primo conflitto mondiale, i produttori delle grandi aziende fotografiche lavoravano alla produzione di un apparecchio fotografico che fosse pratico sia a livello strutturale che per quanto riguardava il comparto obiettivo\accessori.
In quest’ottica va vista l’idea dell’ingegnere ottico tedesco Oskar Barnack di disegnare una fotocamera tascabile e compatibile con la pellicola 35mm cinematografica. Dato che, però, lo standard cinematografico di 18 x 24 mm non era abbastanza largo per produrre buone fotografie, Barnack decise di raddoppiare le dimensioni fino a 24 x 36mm ruotando la pellicola in orizzontale.

È il 1913 e, da quel momento, inizia l’era del 35mm fotografico.
Siamo anche alle porte della messa in produzione della Leica I, La prima macchina 35mm. Ma dovremo aspettare la fine del primo conflitto mondiale per il suo ingresso nella storia della fotografia.
Ora con le apparecchiature fotografiche migliorate e con la consapevolezza del potere comunicativo che le foto hanno, a partire dal 1920 si attua una vera rivoluzione, portando la fotografia come strumento di divulgazione. Nascono i settimanali illustrati, i famosi “rotocalchi” (dal rotocalcografia, cioè il modello di stampa delle immagini nel settimanale). Con l’avvento del nazismo i più grandi esponenti del fotogiornalismo sono costretti a trasferirsi in Francia. Tra questi vi era anche un certo Endre Friedman, al secolo Robert Capa, uno dei più grandi reporter di guerra della storia.
Negli stessi anni in America la fotografia documentaria acquistò grande rilevanza complice il desolato clima della Grande depressione e acquisì una marcata dimensione sociale. Il presidente Roosevelt in persona istituì nel 1937 la Farm Security Administration (FSA). La FSA si trasformò in una fucina collettiva di istantanee di povertà: operò fino al 1943, suscitando nel mondo fotografico la nascita di una vera e propria corrente di fotoreporter tra cui Dorothea Lange.
Con la nascita della Straight Photography, inizia l’era in cui la fotografia e la prosa iniziano il binomio unico del raccontare le vicissitudini del mondo, 35mm alla volta. In quegli anni il giornalismo e la società in generale iniziano a dare voce alle fasce più deboli.

La fotografia è lo strumento di riscatto, di rinascita sociale. Inizia a dar voce e luce alle fasce emarginate. Documenterà gli orrori delle guerre e delle rivolte sociali, bloccherà e congelerà istanti che la società rilegherà nell’album dei ricordi collettivi, donerà una memoria storica.
É il 1947, Robert Capa, insieme ad altri fotografi (tra cui H.C. Bresson), fonda a Parigi l'agenzia Magnum Photos, tuttora una delle principali agenzie fotogiornalistiche del mondo, con lo scopo di proteggere il diritto d’autore in ambito fotografico e la trasparenza d'informazione.
Con la fotografia documentaria, il mondo inizia a parlare di se, a raccontarsi. Inizia ad avere l’immagine della società e del mondo in cui vive.
Immagini ©Google Immagini
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