Nuovi orizzonti

La dagherrotipia fu una vera rivoluzione, non solo dal punto di vista dell’innovazione tecnologica, ma anche culturale.

In Europa, subito dopo il lancio del Dagherrotipo furono tantissimi i pittori che abbandonarono i pennelli per passare alla macchina fotografica, attratti dal nuovo modo di catturare le immagini molto più somigliante alla realtà di quanto potessero fare a mano.

Il 1839 fu anche l’anno in cui la fotografia conquistò anche il “nuovo mondo”.

In quell’anno si trovava a Parigi uno “straniero” il quale rimase colpito da questa invenzione. Lo straniero portava il nome di Samuel F.B. Morse, quel Morse che ha inventato il Telegrafo elettrico. Si trovava in Francia per presentare all’Accademia delle Scienze la sua invenzione.

L’interesse per l’invenzione di Daguerre è frutto dei suoi studi passati sulla camera oscura e sulla carta sensibilizzata con cloruro d’argento.

Morse mosso dalla curiosità di capire come Daguerre fosse riuscito dove lui aveva fallito decise di prendere contatti con lui. Egli rimase impressionato dai dagherrotipi che gli furono mostrati, meravigliandosi per la finezza dei dettagli che si potevano ottenere utilizzando il processo di Daguerre.

Giunto nuovamente In America fece costruire l’attrezzatura necessaria e, seguendo le indicazione di Daguerre, dopo qualche giorno mostrò la sua prima opera.

Era l’immagine della Chiesa Unitariana che si poteva ammirare dalla vista della sua camera all’università di New York.

Spinto dalla sua passione però per i ritratti, Morse utilizzò il dagherrotipo per realizzarne alcuni, ma a causa dei tempi di esposizione molto lunghi i suoi lavori risultarono mossi e non ben impressionati. Insieme a lui il dottor John William Draper, professore come Morse nella stessa università di New York, iniziò a mostrare anch’egli interesse per il dagherrotipo.

Insieme si dedicarono al ritratto e al miglioramento del dagherrotipo in questo senso.

Utilizzando però il procedimento di Talbot, Draper capì che, diminuendo la lunghezza focale dell’obiettivo e aumentandone il diametro i tempi di posa risultavano notevolmente ridotti.

Fu così che nel Dicembre del 1839, utilizzando un obiettivo di 18 cm di lunghezza focale e 12cm di diametro (equivalente ad un apertura di f1.5), Draper ottenne il suo primo ritratto, un’anno dopo realizzò la prima foto della Luna, ovvero la prima astrofotografia della storia.

I risultati ottenuti aprirono un nuovo modo di concepire l’arte. Negli Stati Uniti, e non solo, tutti volevano il proprio ritratto fotografico in casa

Nel Luglio del 1840 Draper inviò a John Herschel un ritratto ottenuto con il metodo di Daguerre, iniziò così il business della fotografia in America.

Morse e Draper si unirono in società e nel 1853, 13 anni dopo, contavano 83 studi fotografici con un volume d’affari stimato in circa tre milioni di dagherrotipi ogni anno.

Il processo di Daguerre aveva ormai invaso l’America e la sua cultura.

L’Europa, l’America e il mondo erano completamente accecati da questa nuova arte, dalla sua semplicità e dalla meraviglia che suscitava.

Ora l’arte ritrovava nella fotografia il nuovo modo di concepire il ritratto e di riflesso la figura umana, i “nuovi ritrattisti” riuscivano a vendere centinaia di ritratti a prezzi altissimi, forti della novità e dell’utilizzo di lastre dorate che incarnavano di più il colore della pelle e conferivano un senso di realtà alle immagini.

La fotografia iniziava a integrarsi con le trame della società di fine ‘800, molti erano i nobili che desideravano avere una fotografia di posa sia ritrattistica che familiare.

Iniziava a insinuarsi nella fotografia l’ego di una società in piena rivoluzione industriale, dove l’apparire era più importante di tutto.

Questo ego trovò terreno fertile in questa nuova arte, avendo nell’immediatezza della sua realizzazione il suo maggior punto di forza.

Il mondo a questo punto è quasi pronto a spalancare le porte alla fotografia di massa.

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